A settembre anche io andrò all'università. Per me si apre un nuovo capitolo e, se da un lato provo la curiosità e la gioia di iniziare un percorso così importante, dall'altro, com'è normale, ho sinceramente paura di non riuscire, di non trovarmi bene. A parte questi dubbi, che sono propri di qualsiasi studente neodiplomato, c'è un fatto che mi ha dato modo di riflettere, oltre che sulla mia sfiga, sul sistema universitario in generale e sul modo “singolare”con cui vengono valutati la preparazione e la dedizione allo studio di un ragazzo. Non che io pretenda di conoscere nel profondo come funzioni l'università, nè mi permetto di giudicare la valutazione di persone di gran lunga più competenti di me, tuttavia vorrei esprimere alcuni dubbi a proposito del sistema del “numero programmato”, che, ormai, è sempre più adottato nei nostri atenei. Come sappiamo, alcune facoltà universitarie sono “chiuse”, vale a dire mettono a disposizione degli studenti un tot numero di posti, ai quali è possibile accedere solo se viene superato un test caratterizzato mediamente da un'ottantina di quesiti a scelta multipla, che vertono su diverse discipline. A partire dal 1999, la legge ha stabilito che i corsi di laurea in Medicina e Chirurgia, Medicina Veterinaria, Odontoiatria e Scienze della Formazione Primaria debbano essere a numero “chiuso”per tutte le università italiane. La stessa legge prevede che, a discrezione dei singoli atenei, è possibile rendere anche altri corsi di laurea a numero programmato. Per cui, progressivamente, questo sistema si è diffuso come i funghi in moltissime università della penisola e ha stabilito uno “sbarramento” soprattutto per i corsi appartenenti all'area scientifica e tecnologica.
Fino a un anno fa, all'Università degli Studi di Napoli Federico II, i corsi di laurea della classe di Biologia (Scienze Biologiche e Biologia Generale e Applicata) erano liberi, anche se era necessario superare un test attitudinale (non vincolante) per verificare le proprie conoscenze in matematica, fisica, chimica e biologia. Se il punteggio ottenuto fosse stato troppo basso, si sarebbero dovuti seguire dei corsi di recupero (oltre a quelli ordinari del corso di laurea) e colmare una sorta di “debito formativo” (sì, questi sistemi assurdi sono diffusi anche all'università!).
Quando sì è saputo che io ho intenzione di intraprendere il percorso di laurea in Biologia, l'ateneo federiciano ha stabilito che dall'anno accademico 2010/2011 le facoltà di Scienze Biologiche e Biologia Generale e Applicata debbano essere a numero programmato. Ecco perchè questa notizia mi ha fatto riflettere sulla mia sfiga abissale, che si è abbattuta su di me proprio nel momento in cui pregustavo una vacanza meritatissima, caratterizzata dalla nullafacenza più pura (a parte la preparazione per l'Accademia Nazionale d'Arte Drammatica, che, comunque, rimane un miraggio).
Ora, io non credo che il sistema del “quizzone” (perchè così dovrebbe essere definito) possa essere valido per valutare se uno studente ha passato la sua vita a scaldare la sedia oppure a inzuppare i libri col sudore della sua fronte. Un test a scelta multipla è, secondo il mio parere perfettamente sindacabile, umiliante e di una profondità pari a quella di una pozzanghera: non sono quattro insulse crocette su dei quadratini a stabilire se io conosco la matematica, la fisica, la chimica, o, peggio ancora, la cultura generale!! Ma che significa “cultura generale”? Io non l'ho mai capito! La cultura di una persona è generale? Si può chiamare “generale” la cultura? La cultura di una persona non è qualcosa sempre in costruzione, che si sviluppa parallelamente alla personalità di un individuo? E la fisica, la chimica, la matematica, la biologia, non fanno parte della cultura? La cultura non può essere generale, perchè, se così fosse, non sarebbe più cultura: sarebbe qualcosa di fisso, rigido, informe, plastificato. Quella che nei test di Medicina e affini viene chiamata “cultura generale”, secondo me, assomiglia molto alle definizioni che ho trovato sulla Settimana Enigmistica qualche giorno fa.
Ma, cultura generale a parte (per fortuna, non è contemplata nel test che devo fare a settembre), sinceramente penso che la preparazione e l'impegno di uno studente debbano essere misurati durante il percorso universitario, mettendo TUTTI in condizione di poter dare il meglio di sè, cosa che assolutamente non credo possa fare un triste quiz a scelta multipla. Non sempre coloro che riescono a superare i test di Medicina e affini sono poi in grado di affrontare la durezza, la fatica che comporta qualsiasi tipo di studi. Diversi entrano perchè hanno avuto fortuna (qualche volta anche a me capita di indovinare la risposta giusta senza sapere niente dell'argomento), altri perchè, magari, sono davvero bravi, altri ancora perchè riescono a dribblare i controlli o copiando, o comunque portando con sè qualcuno che è molto preparato. Ma sono anche tantissimi coloro che hanno una passione vera per quel corso di studi, coloro che profondono un impegno sincero nella preparazione, coloro che costruiscono progressivamente la loro cultura, e NON ENTRANO! Non superano 'sti benedetti test! Perchè? Perchè le anime pure, innocenti, magari anche acerbe, ma così desiderose di faticare, di “buttare il sangue”per qualcosa che amano, spesso sono superate da quelle più forti, o più fortunate. E allora è giusto operare una selezione così dura e meschina a priori, negando la possibilità di provare, di sbagliare e rialzarsi da soli, con le proprie forze, a chi vuole davvero realizzare il suo sogno?
Non dico che una selezione non debba essere fatta: io posso essere innamoratissimo della medicina, ma proprio non sono portato, non riesco a stare al passo, non riesco a sopportare la fatica (con tutta la buona volontà). E allora è bene che abbandoni la strada intrapresa. Ma la cernita non deve essere tale da precludere la possibilità stessa di mettersi in gioco: anche perchè è dimostrato che molti studenti che iniziano i corsi non sempre riescono a seguirli con assiduità, puntualità e profitto. Penso che la selezione debba essere fatta durante il percorso. Se io sono assiduo, volenteroso, studio ogni giorno della mia vita, butto il sangue, mi dimostro e sono appassionato alla materia, se conseguo una votazione minima soddisfacente e non vado fuori corso, allora posso proseguire. Se mi assento spesso, sono svogliato, ho scelto di fare il medico per tradizione e nepotismo, se a stento arrivo al 18, allora via, fuori, la medicina (ma qualsiasi altra facoltà) non fa per me. Naturalmente questo comporta che ci sia una serietà di fondo sia negli studenti che negli insegnanti, e, in genere, in tutto il sistema universitario: che poi la serietà in Italia sia appannaggio di pochi, bè, questo è un altro, triste discorso da fare.
Ancora: molti di coloro che non superano i quiz a Medicina si iscrivono a Biologia, la quale, per quasi tutti, diventa un ripiego. Il primo anno a Scienze Biologiche a Napoli era sovraffollato: a partire dal secondo anno già c'era una diminuzione di studenti. Il corso di Biologia viene sminuito, passa in serie “Z”, quasi come se questa disciplina così nobile, affascinante, fondamentale, sia da disprezzare, rispetto alla brillante Medicina. È chiaro che poi l'ateneo federiciano ha stabilito che anche la classe di Biologia debba essere chiusa. Troppi studenti, troppe matricole perdigiorno, che pensano non ci si debba impegnare a fondo anche per le Scienze Biologiche. Un andazzo. Non mi stupirebbe se anche Giurisprudenza un giorno sarà a numero chiuso per lo stesso motivo (e lì ce ne sarebbe bisogno).
Un altro motivo per sabotare il numero programmato: il proliferare dei corsi di preparazione per l'ammissione all'università, degli Alpha Test, delle lezioni specifiche messe a disposizione dagli atenei stessi: un giro enorme di affari e soldi, che non porta a nessun risultato concreto o soddisfacente.
Io non so come andrà il 7 settembre, giorno in cui dovrò affrontare il test per Scienze Biologiche: nel profondo spero di superare la prova, perchè (a parte fare l'attrice)grazie alla mia grande professoressa di scienze del liceo, mi piacerebbe tantissimo lavorare nella ricerca biologica in futuro. Pertanto auguro in bocca al lupo a me e a tutti coloro che a settembre si scontreranno con i quiz. E, soprattutto, auguro uno speciale in bocca al lupo alla mia amica Vittoria, che, lo spero più di quanto possa sperare di entrare in Accademia, sarà una brillante odontoiatra.
domenica 22 agosto 2010
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