Ancora due esami, Botanica e Zoologia, e poi si chiude il mio primo anno universitario. Sinceramente mi aspettavo una vita universitaria diversa, più viva; invece, soprattutto nei primi mesi, frequentare i corsi è stata una semi-tortura. Non riuscivo ad abituarmi al nuovo ritmo, ai nuovi insegnanti e alle nuove amicizie. Napoli mi appariva come una città brutta, sporca, infernale. Poi, pian piano, al ritmo della sveglia delle sei e un quarto e dello sferragliare del diretto delle sette e dieci, mi sono rassegnata alla nuova routine e ho cominciato a non soffrire più. Tuttavia, l'università, per me, non è affatto meravigliosa come molti mi hanno raccontato, anzi. Rimpiango la vita liceale, anche quello stramaledetto ultimo anno, quando il tempo e il lavoro te lo organizzavano gli altri e la tua unica responsabilità stava nel rispettare scadenze fissate da altri. Ora, invece, è tutto diverso: sta a te programmare il lavoro e gli esami da dare, sta a te decidere di accettare o meno il voto di una prova, sta a te assegnarti i compiti da svolgere giorno per giorno. E' vero, si diventa grandi ed ovviamente è indispensabile imparare a non dipendere da qualcun altro per l'organizzazione del tuo tempo. Insomma, non siamo più alle scuole elementari (hai o non hai vent'anni? Nooooooo, non ci posso credere, vent'anni! O.O).
Il problema non è nemmeno quello dell'organizzazione: per quanto sia sempre in ansia e nel costante terrore di non farcela, fino ad ora me la sono cavata perfettamente. Il problema è che mi aspettavo un'università più stimolante, più viva. Mi aspettavo dei professori diversi, che non si limitassero a sciorinarti la propria materia, ma che ti coinvolgessero appieno, che ti facessero appassionare a quanto veniva spiegato. Fino ad ora, solo la professoressa di Chimica generale del primo semestre è riuscita in questo miracolo ed io le sarò sempre grata. Ma, professori a parte, speravo di trovare un ambiente più vivo anche tra i colleghi: intendiamoci, ho conosciuto persone molto simpatiche, con cui mi trovo benissimo e sono davvero felice di averle incontrate. Tuttavia, pare che pochi, pochissimi, abbiano scelto di frequentare Scienze Biologiche perchè provano piacere a studiare la vita, perché si emozionano quando osservano un cloroplasto al microscopio e si interessano al phylum dei Molluschi durante una lezione di Zoologia. La gran parte delle persone che ho incontrato ha scelto questa facoltà o perché non è entrata a Medicina, Scienze Infermieristiche e affini o perché, in mancanza di meglio, facciamo Biologia, che è facile. Non voglio generalizzare, né offendere tutte queste persone, ma non posso che essere amareggiata da parte mia. A volte vorrei condividere il mio entusiasmo per una lezione, vorrei discutere con qualcuno dei miei colleghi di quanto sia bello, elettrizzante studiare la vita in tutte le sue forme, ma è raro che possa farlo.
Credo che questa mancanza di amore per quello che si studia, per quello che si fa nel proprio piccolo della propria vita sia diffusa tra i ragazzi e, forse, tra gli uomini e penso che sia veramente questa mancanza di passione. E' triste, perché il lavoro non viene sentito come piena espressione di sé, ma come solo mezzo per guadagnarsi da vivere. E penso che, se non ami sul serio quello che fai, il prodotto del tuo lavoro sarà sempre meno compiuto, meno bello di quanto sarebbe potuto essere se avessi avuto piacere nel farlo.
Per quanto mi riguarda, amo molto la mia facoltà, sebbene, prima di ogni sacrosanto esame, l'ansia e l'insicurezza mi facciano desiderare di abbandonare gli studi e dedicarmi ad altro. Penso che la Biologia sia sottovalutata, ritenuta una scienza "sorpassata" e inferiore alla Medicina soprattutto. Invece noi siamo vita, siamo biologia. Ed è così bello studiare la vita! Ed è così stupido fare una classifica delle facoltà! Tutti gli studi sono belli e importanti: è fondamentale, tuttavia, entusiasmarsi, provare piacere per quanto si studia...
So che quanto ho scritto può essere banale e risaputo, ma a volte ho l'impressione che i miei coetanei, che le persone in genere tendano a dimenticarsene e a vivere nell'indifferenza totale...
martedì 5 luglio 2011
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